Arrivai a Cannes con il mal di pancia ma con tanti sogni nelle zampe. Avevo un problemino con la digestione, dissero poi al mio rientro. Come lei che proprio non riesce a mandar giù il suo destino. Ma quel giorno trovammo una rima perfetta.
Dicono che i sogni si avverano nei giorni di pioggia.
E fu così.
Mentre lei giocava a nascondino con Edward mani di forbice, un gigante con un vestito a righe la sorprese con la lunga ombra del suo cappello. Scacco matto urlò dalla riva al mare e si fermò alzando le braccia al cielo. Le tigri di Annex Beach ci guardavano con sorrisi beffardi, allora lei nascose di fretta le ombre e si diresse a Plage 45.
Il gabbiano Livingston sorvegliava quei passi dalla banchina e il tappeto rosso perchè era la casa del giovane Leonardo, che un tempo aveva creduto di poter volare.
Fu Narnia, il gatto a due colori, a decretare il vincitore, annusandolo esterrefatta dall’alto dei baffi. Il Palm Dog fu destinato a Brandy, la pitbull dell’ultimo film di Quentin Tarantino, Once upon a time in Hollywood. E quando un regista accompagna una cagnolina a ritirare un premio e tutti applaudono forse vuol dire che qualcosa è cambiato nel mondo canino. Il cane, in quel momento, diventa una stella che inizia a splendere e il tappeto d’erba per magia si tinge di rosso. Tutti urlano il suo nome dall’alto della scala.
A Cannes la vita continua, così come continuano i miei giri al mercato dove lei sceglie le verdure foglia a foglia e intanto pensa. Io saluto il cagnolino dei souvenirs e cerco di scoprire chi è il nuovo arrivato alla carrozzeria. La Bocca è il mio quartiere. Sono di casa qui, da tre anni ormai. La porte est ouverte pour moi, sento che mi dicono, salutandomi quando mi vedono arrivare. Vogliono sapere quanti anni ho e se è vero che sono un cane viaggiatore.
Io rispondo a modo mio che lo sono.